Nell’apertura di oggi i mercati cinesi sono saliti dopo la decisione, da parte della banca centrale del paese, di tagliare i tassi di interesse nel fine settimana – il secondo taglio in tre mesi – nel tentativo di contribuire a sostenere l’economia in fase di rallentamento e scongiurare la minaccia di deflazione. L’indice Hang Seng di Hong Kong e lo Shanghai Composite sono saliti dello 0,7 per cento. L’Australia, che si basa sulla Cina come acquirente per la gran parte delle risorse, ne ha beneficiato, abbiamo infatti visto la spinta dell’ASX a un livello record da sette anni. Il settore immobiliare cinese ha portato dei guadagni in aumento dell’1,8 per cento.
La Banca Popolare di Cina ha tagliato, come detto, il tasso di riferimento del prestito di 25 punti base, arrivando al 5,35 per cento, e il tasso di deposito a un anno dello stesso importo, portandolo al 2,5 per cento nella notte di Sabato, una decisione efficace da mezzanotte. E’ stato il primo taglio dei tassi PBOC per la prima volta in oltre due anni, ma molti analisti cinesi e responsabili politici hanno chiesto un ulteriore allentamento monetario dato che la crescita continua a scivolare e la deflazione erge all’orizzonte.
I prezzi alla produzione cinesi sono in calo da tre anni, il periodo più lungo mai registrato, e l’indice dei prezzi al consumo, l’indicatore principale di inflazione, è aumentato solo dello 0,8 per cento nel mese di gennaio rispetto all’anno precedente, il ritmo più debole dal novembre 2009, in seguito alla crisi finanziaria globale. Negli ultimi mesi la portata degli aumenti dei prezzi al consumo è scesa e la scala di produzione, dopo la caduta dei prezzi, si è ampliata, questo ha avuto l’effetto di far lievitare il livello dei tassi di interesse reali.
La Cina ha superato gli Stati Uniti come prima economia del mondo in termini di potere d’acquisto lo scorso anno, ma è anche cresciuta al ritmo più lento da diversi anni: solo il 7,4 per cento.
Il Cina il settore manifatturiero si è ridotto per il secondo mese consecutivo a febbraio, secondo l’indice dei responsabili degli acquisti ufficiali che è stato pubblicato Domenica. Il PMI si è attestato a 49,9 nel mese di febbraio, leggermente superiore al 49,8 di gennaio, ma ancora al di sotto del livello dei 50 punti che separa la crescita dalla contrazione. La lettura di gennaio è stata la peggiore in 28 mesi, contribuendo al quadro più ampio di un rallentamento dell’economia.
Con gran parte del mondo impantanata nella crescita, molte economie flirtano con la deflazione, in particolare in Europa e in Giappone. La scorsa settimana, i banchieri centrali della zona euro e del Giappone hanno espresso ottimismo circa il fatto che le loro politiche di quantitative easing e di deprezzamento della moneta sarebbero state un successo.